La concattedrale dei Santi Gregorio Magno e Margherita è il principale edificio di culto di Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, concattedrale della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto. È basilica minore e triplice santuario, poiché include anche la cappella della Madonna di San Giovanni e la cripta della Misericordia e Morte, considerate templi a sé stanti.
Il progetto di costruzione (1597-1623) fu affidato all’architetto modenese Gaspare Guerra e fu oggetto di vari ampliamenti commissionati dal vescovo di Montalto Luigi Maria Canestrari. Dopo la costruzione della cupola (XVIII secolo) furono sostituiti il tetto e il pavimento, seguì il completamento della facciata e la costruzione della seconda sacrestia tra il 1837 e il 1842. La torre attuale, completata il 3 agosto 1902, fu opera di Francesco Vespignani, che sostituì un vecchio e più modesto campanile demolito nel 1884. Infine in sommità venne posta una grande statua del Redentore, in rame dorato, dell’altezza di 7 m e del peso di una tonnellata e nel 1988 fu ripristinata la croce originariamente imbracciata dal Redentore.
I danni, conseguenza degli eventi sismici, si sono evidenziati in zone dove esistevano precedenti lesioni che si sono aggravate con le successive scosse. Le principali lesioni sono dovute al sisma, ma anche al grado di deterioramento sia dei laterizi che delle malte e hanno riguardato le volte delle navate laterali e i rispettivi archi sulla navata centrale, i due archi laterali – che si trovano nelle parti terminali del transetto – i pilastri e le murature a fianco dell’abside. Quest ultime presentavano profonde lesioni, segno evidente di schiacciamento. Evidenti le disconnessioni delle strutture lignee della copertura, con problemi legati a vecchi puntellamenti, inopportuni e scorretti dal punto di vista strutturale, sopra archi e volte. Ulteriori danni riguardavano le cortine murarie su via Giovanni da Ripatransone e su via Cuprense che presentavano discontinuità dovute a successivi ampliamenti, deterioramento sia dei laterizi che delle malte. Infine il tiburio, lesionato da alcune crepe storiche che si sono evidenziate.